Un tour che definire "anomalo" è dir poco, molti sono infatti i metalheads che hanno storto il naso appresa la notizia che gli Accept avrebbero accompagnato il tour degli svedesi
Sabaton, a poco è valsa il tentativo di conciliare pubblico ed evento inserendo il quintetto teutonico in qualità di "Special Guest" al posto che definirli band di supporto, la
posizione nel running order parla chiaro.
Ad ogni modo pare che questo non abbia fermato orde di metalheads che hanno riempito ogni singolo angolo e anfratto del Live Music Club di Trezzo sull’Adda.
In apertura troviamo i Twilight Force", conterranei degli headliner, il genere proposto dalla band si evince ancor prima di sentire le note, i biondi chitarristi calcano
le assi del live club indossando mantelli e orecchie da elfo ed il frontman, tale Chrileon, brandisce con orgoglio una spada, abbiamo anche un mago alle tastiere e quello che
potrebbe essere il "nano" del gruppo e la compagnia dell’Anello è completa.
Nonostante il look da fiera del fumetto o convention de "Il signore degli Anelli", la proposta musicale della band, risulta per lo meno piacevole, soprattutto per vista la
reazione del pubblico presente il sala.
Si cambia decisamente tono quando arriva il tanto atteso turno degli Accept, che con "Stempede" assumono di diritto il controllo di sala e pubblico.
Wolf Hoffmann e Peter Baltes prendono subito posizione su quello che è uno dei palchi meglio illuminati della storia del metal, mentre Mark Tornillo, con la sua voce e pochi
gesti della mano cattura l’attenzione del pubblico.
Anche se la band ha da poco pubblicato un dvd live "Restless And Live" è anche vero che non ha un disco da promuovere, quindi, con solo 1 ora a disposizione, i 10 brani che
compongono la set list vanno a ripescare tra i classici vecchi e nuovi.
Ecco quindi che tra una "Stalingrad" o "Teutonic Terror" troviamo "Princess of the Dawn", "Metal Hearth" e "Balls to the Wall".
Nonostante le restrizioni, con pochi brani ben assestati e l’immancabile irruenza di Hoffmann i vincitori della serata sono gli Accept.
Dopo la bomba che l’act teutonico ha fatto esplodere sul palco per i Sabaton inizia tutto in salita.
Partono bene, presentando il loro super stage a tema seconda guerra mondiale con tanto di batteria-carro armato e aprendo con un siparietto dove 2 militari con metal detector simulano la bonifica di un campo minato.
Una volta messo in sicurezza, lo stage è pronto per accogliere Joakim Brodén e compagni, che indossano i loro classici pantaloni mimetici in tinta le chitarre, danno così il via allo spettacolo compensando con scenografia ed intermezzi il vuoto a livello tecnico altrimenti incolmabile tra loro e gli Accept.
Lo show è comunque gradevole, a tratti coinvolgente, il chitarrista Tommy Johansson introduce "Swedish Pagans" con una frase in italiano: "non sono una puttana, sono un grande vichingo svedese" suscitando ilarità e guadagnando parecchi consensi tra i presenti.
Dall’ultima fatica "The last stand" vengono ripescati "Sparta", "Blood of Bannockburn" che fa battere le mani a tutto il Live Club, la title track e un’ottima "The Lost Battalion", saggiamente combinati con quelli che negli anni sono diventati i brani più richiesti in sede live come "Primo Victoria".
Grande impegno da parte del bassista Pär Sundström che sfoggia un basso con aerografata la bandiera svedese, interagisce molto col pubblico e alla fine della serata risulterà essere indubbiamente il membro della band che ha macinato più km.
Una grande serata, che alla fine, nonostante le critiche iniziali, ha raccolto un bilancio più che positivo.
Report a cura di Paolo Manzi
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