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In Flames - - 3/27/2017 - Teatro del Verme - Milano

Serata molto particolare quella di oggi: i padrini del melodic death scandinavo In Flames si presentano in Italia per uno show speciale in teatro!
Curiosi e anche un po’ perplessi ci presentiamo al teatro Dal Verme di Milano e già dagli oggetti scenici sul palco ci rendiamo conto che stiamo per assistere a qualcosa di diverso: un divano, un frigobar, un cavalletto con una tela bianca sono posizionati sul piccolo palco come a ricostruire un salotto casalingo, o di una sala prove.

Mentre i metalhead comodamente seduti in platea iniziano a rumoreggiare ecco che si abbassano le luci e appare un quartetto d’archi che suona una medley che racchiude le migliori melodie delle canzoni degli In Flames di tutta la loro carriera. E poi...e poi il delirio!

Frieden in versione “hipster” irrompe sul palco e sulle note di Alias i cinque svedesi obbligano gli spettatori ad alzarsi in piedi cantando a squarciagola il testo.
Anders chiarisce subito che si tratterà di uno show particolare: infatti la band invita sul palco tre fan a caso, li fa accomodare comodamente sul ivano offrendo loro birre e scherzando, mentre un’artista alle loro spalle dipinge il Jesterhead sulla tela. Si crea subito un atmosfera molto intima, una sorta di show interattivo. Il pubblico ha la possibilità di dialogare con la band, fare domande, scambiare olpinioni. Più che ad un concerto sembra di trovarsi in sala prove con gli In Flames!
E la musica? Beh, la musica è il filo conduttore ovviamente: i brani selezionati sono quelli più adatti per essere suonati in un contesto così intimo, come In my Room o all For me, ma i nostri non si dimenticano le loro origini con la stupenda The Jester’s dance!
I nostri alternano brani con gli strumenti elettrici a pezzi riarrangiati con il quartetto d’archi e le chitarre acustiche, e la cover della immortale Hurt dei NIN fa venire la pelle d’oca a tutti, con un Frieden ispiratissimo. Il resto della band è in palla, ride e scherza con i presenti, gli assoli di Gelotte suonati direttamente in mezzo alle prime file, i sorrisi e le strette di mano di Engelin tra un brano e l’altro. Tanta musica ma anche tanto divertimento però: il frontman svedese dimostra di essere un grande showman e “cabarettista consumato”, scherzando e sedendosi tra il pubblico, rispondendo con il sorriso alle domande e diventando “membro” stesso dell’ audience. Uno scambio di energie veramente particolare, tra le note della classica Only for the Weak, Come Clarity o The Truth.
Durante lo show la band spiega che il quadro che viene dipinto in diretta sul palco verrà messo all’asta per scopi benefici, sicuro del buon cuore dei “metallari brutti e cattivi” presenti!
L’unica nota un po’ sottotono della serata stellare è forse la presenza del bassista che ha da pochissimo sostituito la vecchia volpe Iwers, che appare ancora un po’ impacciato e leggermente distaccato dal resto del combo svedese.

Ma alla fine il mio scetticismo è svanito completamente, lasciando posto ad una certezza: gli In Flames hanno osato e hanno vinto, perché sono riusciti ad abbattere per una volta quel muro invisibile che separa pubblico e artista. Umiltà, questa è la parola giusta per descrivere la band:
niente atteggiamenti da superstar, contatto diretto con tutti, una parola per tutti, una stretta di mano, un abbraccio. Il pubblico ha apprezzato molto questo nuovo modo di concepire uno show e personalmente spero che altre band abbiano il coraggio di seguire questa strada.
I brani suonati, come Cloud connected, la nuovissima The Truth e The end sono diventati il mezzo che ha permesso questo scambio di energie all’interno del teatro e penso che mi porterò questa esperienza nel cuore, come tante persone presenti che dopo quasi due ore enezzo di show lasciavano il tetro con un sorriso ebete stampato in faccia!

Report a cura di Manuel Molteni

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