Il portale della musica Heavy Metal

www.holymetal.com
 
 
sei in Home » Live report » titolo dell'intervista
Torna indietro

Mayhem + Dragged Into Sunlight + Inferno - 4/6/2017 - Live Music Club - Trezzo S/A (Mi)

In una giornata quasi estiva arriva la calata italica dei norvegesi Mayhem, che non penso abbiano bisogno di presentazioni. Non per promuovere un nuovo disco ma per portare sul palco in tutto e per tutto quel colosso black metal che porta il nome di “De mysteriis dom sathanas”, figlio di una stagione oramai passata da un pezzo e legittimo testamento del suo creatore Euronymous e che, volendo guardare, può essere visto come il disco ponte tra i fatti di sangue e di roghi che hanno letteralmente infiammato la Norvegia nei primi ‘90 e l’apertura verso un discorso prettamente musicale.
Ad accompagnare i norvegesi in questa data Italiana, gli inglesi Dragged Into Sunlight e i cechi Inferno. Da segnalare anche l’ottima risposta di pubblico, sinceramente non mi aspettavo di vedere un Live Club con così tanta gente. Ma passiamo alla musica…

Ad aprire le danze è toccato agli Inferno, gruppo black metal ceco che può essere tranquillamente definito come veterano, viste le due decadi e passa di belligeranza e i sette dischi all’attivo, l’ultimo nato “Gnosis Kardias” uscito proprio in questi giorni. Non ho mai seguito molto le gesta dei nostri, a parte riconoscere che il loro stile negli anni è piuttosto cambiato e anche della line up originale resta solo il cantante. Il concerto devo dire non è stato male ma, in parte, penalizzato da suoni non all’altezza, soprattutto la batteria che in più di un’occasione ha coperto le parti di chitarra, maggiormente penalizzato il materiale più recente, ovvero quello dove il riffing è più dilatato e dissonante, migliore invece la situazione nelle parti più “tradizionali”. Diciamo che mi sono trovato davanti ad un band di sicuro talento e capace, anche se statica sul palco, ma come detto i suoni hanno in parte inficiato la riuscita complessiva del concerto che, comunque, devo dire di avere gradito.

Cambio di palco leggermente lungo e dopo avere piazzato una specie di, chiamiamolo, candelabro gigante proprio centralmente davanti al palco è partito un rumore assordante (che mi ha fatto rimpiangere di avere dimenticato a casa i tappi delle orecchie), segnale che si stavano per presentare on stage i Dragged Into Sunlight. Più che di un concerto a cui ho assistito potrei parlare quasi solo di quello che ho sentito a livello uditivo, perché oltre a una fioca luce rossa, una stroboscopica e quintali di fumo praticamente non si sono quasi mai visti i musicisti, soprattutto per chi come me era abbastanza indietro, ma mi è stato detto che anche più avanti la situazione non era migliore … boh, scelte che mi lasciano abbastanza perplesso però così è…
Sul versante musicale i nostri, con dei volumi alti e a tratti quasi fastidiosi sono stati autori di un quaranta minuti dove assalti all’arma bianca con un mix di black, death dall’attitudine che definirei crust si sono susseguiti a rallentamenti più pachidermici e pesanti. Devo dire che il concerto mi è piaciuto, l’impatto è stato notevole, anche se verso la fine un po’ di noia è venuta a galla, almeno per quel che mi riguarda.

E siamo alla fine, il momento che i molti presenti aspettano, l’entusiasmo è palpabile sin da quando inizia a intravedersi il telone che riprende l’ormai famosa cattedrale di Nidaros e la mega batteria di Mr. Hellhammer.
Partiamo da una piccola premessa ossia che quella di riproporre album storici oramai è una moda conclamata e una buona maniera per fare un tour andando sul sicuro, se poi prendiamo in esame band come Mayhem e altre di questo filone e andiamo a vedere quando queste opere sono state concepite e pubblicate, con tutta la filosofia (o pseudo tale) che c’era dietro un tour come questo più che una commemorazione è un insulto a quell’idea di misantropia e quant’altro, ma il Dio denaro alla fine l’ha sempre vinta e, detto tra noi, io che pur seguendo oramai da più di un ventennio il settore, di tutte queste pippe mentali cult o non cult mi è sempre interessato poco, però mi sembra anche giusto farlo notare per chi magari crede ancora in certi valori.
Ma passiamo a quello che è stato il concerto di cui non mi passa nemmeno per la testa di fare un track by track, stiamo parlando di “De mysteriis dom sathanas”, uno dei massimi monumenti al black metal, quindi se uno ascolta questo genere non ci sono scuse, lo DEVE conoscere e stop.
Posso solo dire che l’esecuzione è stata pressochè perfetta, a parte inizialmente, dove durante la mitica “Funeral fog”, una chitarra per pochi attimi andava e veniva. Attila completamente a suo agio e calato nella parte così come il resto della band che pur essendo piuttosto fredda e distaccata, nelle loro tuniche incappucciate, ha suonato chirurgicamente lungo i suoi quaranta e passa minuti di durata l’intero disco. Ecco, se proprio potrei dire che i suoni a tratti sono sembrati un pochino impastati e volendo guardare invece di allungare il brodo con degli inutili intermezzi atmosferici si sarebbe potuto suonare qualche classico extra (questo anche in tutte le altre date del tour), ma altri difetti personalmente non ne ho trovati.
Alla fine, quello che volevo vedere e sentire, l’ho visto e l’ho sentito e mi posso ritenere più che soddisfatto, che poi alla fine si tratti di operazione commerciale o no, pazienza, ogni tanto sorvoliamo su queste cose e godiamoci un concerto semplicemente per quello che è.

Report a cura di Max Garlaschelli

Archivio Foto

 

Recensioni demo

Siamo alla ricerca di un nuovo addetto per la sezione DEMO, gli interessati possono contattare lo staff di Holy Metal, nel frattempo la sezione demo rimane temporaneamente chiusa.

Wofango Patacca

Segui le avventure di Wolfango Patacca il boia di holymetal.com