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Five Finger Death Punch + Ministry - 6/6/2017 - Alcatraz - Milano

Una Milano sotto una pioggia torrenziale fa da teatro alla discesa italica dei Five Finger Death Punch accompagnati dai padrini dell’industrial, i leggendari Ministry.

Nonostante il tempo avverso arrivati all’Alcatraz ci accorgiamo subito che i fan non si sono di certo fatti intimorire dal meteo: il locale risulta già pieno dopo l’esibizione dei Grand Magus, e molti spettatori si accalcano sotto il palco per assistere allo show della band di Al Jurgensen. L’aspettativa per il ritorno della band americana è altissimo, e onestamente qualche dubbio sulla buona riuscita dello show aleggiava tra gli astanti, conoscendo bene il tipo di vita sopra le righe dei nostri.

Ma bastano pochi secondi di Psalm 69 e ogni dubbio si scioglie come neve al sole: i cinque americani sono in forma smagliante e coadiuvati da suon spettacolari danno vita ad un concerto breve ma intenso.

Nell’ora a loro disposizione l’istrionico Al vomita nel microfono invettive contro le major, contro il sistema americano e contro la pseudo democrazia occidentale. Brani violentissimi come l’ormai classica Senor Peligro di slayerana memoria o la marziale Punch in the face fanno letteralmente tremare il locale. Jurgensen sembra essersi fermato a quasi vent’anni fa. Grande carisma, grande presenza scenica e con dei musicisti che dimostrano di saper ancora divertirsi sul palco e che credono fermamente nei messaggi che trasmettono con la loro musica.
Il bassista Jason Christopher ha un’energia incredibile sul palco, incita la folla adorante martella il proprio stru+mento sulle note di Rio Grande Blood, senza pause e senza momenti morti. Ciliegina sulla torta di uno show di altissimo livello è sicuramente la nuova song presentata live, la bella “Antifa”, gustosa anticipazione del nuovo disco di prossima pubblicazione. Chapeau, i padrini dell’industrial sono tornati e non hanno intenzione di lasciare lo scettro troppo presto!

Dopo tutto questo godimento è ora il turno degli FFDP, band che ormai da qualche anno la fa da padrone nell’ambito new metal, party metal. Il cambio generazionale dei fan delle due band è abissale, tant’è che molti teenager si accalcano alla transenna per vedere i propri idoli.
Cosa dire della prova della band amricana? Una mezza delusione principalmente per due motivi. Il primo tecnico: i suoni non sono stati sicuramente all’altezza, con una voce non sempre intonata del frontman Ivan Moody (amatissimo dalle ragazze in prima fila!) troppa alta nel mix generale. Se su disco le party song del gruppo possono anche essere piacevoli (come la bella semi ballad Bad Company e la ormai classica Got Your Six), dal vivo i cinque musicisti perdono di vista l’aspetto strettamente musicale per dedicarsi maggiormente a quello visivo, perdendo in affiatamento e coesione della band. Troppo intenti a cercare la posa giusta per la foto di turno, tanti piccoli errori costellano la prova. Qualche fuori tempo, qualche stonatura, troppa scena e poca “musica suonata”. Nonostante ciò è indubbio che i FFDP siano riusciti a portare a casa il risultato, riempiendo l’Alcatraz e facendo cantare tutto il pubblico.
Ma forse ad uno show live si chiede qualcosa di più. Non è sufficiente essere una band costruita a tavolino e con ottimi riscontri di vendite, se poi sulle assi del palco ci si perde in piccole cose fondamentali. Prova sufficiente, ma da una band internazionale ci si aspetta qualcosa di più. Rimandati alla prossima occasione, sperando di vedere Moody e soci più concentrati e presenti.

Report a cura di Manuel Molteni

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