Eccoci finalmente arrivati anche quest’anno a partecipare al Metalitalia.com Festival, evento che in pochi anni è riuscito a diventare uno degli eventi più importanti del panorama metal live e che per questa edizione ha raddoppiato, sviluppandosi in ben due giornate di puro divertimento.
Il Live di Trezzo è diventata la location abituale per il festival e mai scelta migliore si sarebbe potuta fare: infatti il locale lombardo, con il suo ampio parcheggio, un’area esterna con il mini mercatino e i punti di ristoro (quest’anno anche con l’”angolo vegano”!) è diventata una delle migliori sale da concerto del territorio.
DAY ONE
Il primo giorno dell’evento, dedicato a sonorità power heavy, si apre per noi che scriviamo con il botto: sono infatti gli storici ed inossidabili HOLY MARTYR a salire sul palco quando facciamo il nostro ingresso nel locale. La band sarda, capitanata da un Alex Mereu in forma smagliante e accompagnato dal fido Ivano Spiga alla chitarra, nei trenta minuti a disposizione scopre gli assi nella manica con uno show breve ma intenso.
Forti della recente uscita del nuovo bellissimo album Darkness Shall Prevail il combo italiano parte alla grande con Numenor, tratta proprio dal suddetto lavoro. La band sembra subito in palla e già con Born Of Hope appare scontata la compattezza dei nostri sul palco. I metalhead presenti apprezzano molto la performance e non risparmiano applausi a questa band che probabilmente avrebbe meritato più fortuna a livello commerciale. Ma la classe non è acqua, e lo show si conclude con una Lakedaimon che mette il sigillo ad un concerto perfettamente riuscito, nonostante il poco tempo dedicato alla band.
Dopo un veloce cambio palco, tocca ora ai veterani WHITE SKULL scaldare il pubblico che si accalca sotto il palco. E qui non si tratta solo di scaldare, ma di mettere a ferro e fuoco il locale. Trent’anni di attività non sono bastati per spegnere la passione di Tony “Mad” Fontò, istrionico axeman e vera anima della band. Pezzi come la stupenda The Roman Empire, perfetta in sede live o la più solare e ruffiana Red Devil mettono in mostra le doti canore della bella e brava Federica de Boni, che graffia ogni nota con una passione invidiabile. Cori da stadio urlati a squarciagola dagli astanti a favore del “Capitano Mad”, tanti sorrisi e corna al cielo. La temperatura del Live Club sale velocemente e brani come la riflessiva e struggente Lady of the Hope mettono il sigillo ad uno degli show highlight della giornata.
Ore 17.10 ed è tempo di power prog al Metalitalia Festival. Sono infatti i piemontesi SECRET SPHERE a fare il loro ingresso sul palco, guidati da un Michele Luppi carico a mille.
La scaletta concentrata per lo più su brani tratti dall’ultimo disco The Nature of Time viene eseguita con la consueta perizia tecnica della band, per l occasione accompagnata anche da due coristi che aiutano a rendere più articolata la resa live dei brani.
Ed ecco quindi brani come The fall e Lie to me monopolizzare l’attenzione dei presenti, con un Andrea Buratto al basso che sprigiona energia da tutti i pori. L’ingresso poi sul palco dell’ex frontman Roberto Messina è una chicca apprezzata da tutti. Ed ecco la nota che, per chi scrive, ha un po’ abbassato il livello dello show. Sia Messina che Luppi sono due cantanti magnifici: ma se il primo è apparso molto concentrato sulle sue parti vocali, l’istrionico Michele è apparso a tratti più concentrato sull’aspetto coreografico, visivo e goliardico dello show. Sicuramente due modi diversi di interpretare un live, ma alcuni brani della musica matura ed intelligente dei nostri meriterebbero forse un approccio diverso.
Ma la maggior parte dei metalheads presenti sembra apprezzare molto l’operato della band che dopo un’ora di concerto e con ottimi brani come Oblivion e la conclusiva e stupenda Lady of Silence portano a casa uno show sicuramente riuscito, ma forse con qualche riserva.
Tocca ora agli storici LABYRINTH continuare il filone power prog aperto dalla band precedente.
La band di Tiranti però si trova subito a dover fare i conti con problemi tecnici che li accompagneranno per tutta la durata della prova. Tastiere a volumi esagerati non permettono di apprezzare in pieno brani come Bullets, e si nota subito la perdita di compattezza della band di Massa, con errori grossolani sul palco.
E non stiamo parlando di errori di singoli strumentisti. Stiamo parlando di errori banali di tutta la band, come un paio di attacchi ad inizio brano completamente mancati o il clamoroso e disarmante fraintendimento tra il drummer John Macaluso ed il resto della band sul finale di concerto.
I brani proposti, pescati tra lavori recenti e dischi storici, non riescono a decollare, con un filo di nervovismo causato da problemi tecnici che fa da conduttore per tutta la durata dello show.
Sicuramente funambolici e virtuosi con il proprio strumento, la band non appare però unita e si perde ben presto la magia di un live show.
Peccato, occasione mancata per i vecchi progster de casa nostra. Speriamo di poter rivedere Tiranti e soci di nuovo in una situazione diversa.
Ed ora il vero momento importante del festival: i nordici GRAND MAGUS hanno letteralmente tirato giù il locale con una prova intensa ed esplosiva. Il trio scandinavo dimostra ancora una volta di essere ineccepibile in sede live. Solo tre musicisti sul palco, ma il muro sonoro creato dal granitico Christofferson alla voce e chitarra propone il loro classico mix di stoner, sonorità doom e heavy epico di altri tempi. Muscolari, energia a mille, con il citato frontman sugli scudi con una voce che dal vivo è da brividi, passando da registri gravi ad acuti che spazzano via il pubblico. Brani come I the Jury o la quadrata Iron will sono capaci di creare un violento pogo nell’arena, ormai piena di fan che cantano a squarciagola i cori epici dei brani.
Il buon Fox Skinner sembra aver trovato nel suo fido Rickenbaker la perfetta estensione del proprio corpo: difficile trovare bassisti così espressivi in ambito heavy. Niente orpelli, niente scale tirate a mille all’ora. Solo sostanza e sudore, e brani enormi come Like The Oar Strikes The Water basati su riff scarni ma potentissimi, come scarna la scenografia dei nostri.
Qui parla la musica. Il resto non serve. Per chi scrive i Grand Magus sono stati i vincitori morali della giornata, perché hanno ricordato a tutti cos’è realmente l’heavy metal. Basso, chitarra e batteria. Sudore ed energia. Lunga vita ai Grand Magus!
Non potevano macare a questa edizione del Metalitalia coloro che hanno aiutato a portare il metal tricolore all’estero e sto parlando degli amatissimi RHAPSODY OF FIRE!
La band appare subito in palla questa sera e propone brani da quasi tutta la discografia. Perizia tecnica, capacità di interagire con il pubblico e brani power che ormai sono dei classici per tutti i fans come Holy Thunderforce o Dawn of Victory fanno da ingrediente ad un show veramente ben riuscito. Il power sinfonico proposto dai nostri ha sicuramente fatto il suo tempo, ma riascoltare questi brani dal vivo fa sempre piacere: in particolare se cantati dal nuovo cantante Giacomo Voli, attesissimo in sede live. Ed è proprio il buon Giacomo l’attrazione principale dello show. I Rhapsody hanno sicuramente trovato un vero talento da mettere dietro al microfono. Voce potente, capace di colorare il cantato in maniera molto personale e non sempre monocode, ottimo showman. Voli riesce a ridare un po’ di luce a brani che oggi risulterebbero un po’ anacronistici come l’inno Emerald Sword, cantata da tutto il Live di Trezzo. Poco importa se i nostri non aggiungerann niente di nuovo alla scena italiana e onestamente la mancanza dei membri origianali non si è fatta assolutamente sentire: un bel tuffo nel passato, una prestazione convincente e molto professionale. I vecchietti hanno portato a casa ancora una volta il risultato!
Finalmente arriva il momento tanto atteso: sono stati infatti scelti i grandi EDGUY per il ruolo di headliner della prima giornata di festival.
La location è praticamente piena come un uovo e un boato accoglie i sempre sorridenti musicisti tedeschi. Oggi il buon Tobias Sammett ha completato la mutazione: partito come un buon cantante power, oggi l’istrionico frontman è diventato il perfetto mattatore di uno show hard and heavy. L’opener Love Tyger, ruffianissima e catchy infiamma il bpubblico, Tobi che si trasforma in una pallina da ping pong sul palco con la sua voce particolare e così unica. Sembra quasi di trovarsi di fronte ad una band americana, con i cori urlati al cielo, e il pubblico che segue ogni comando del geniale singer.
Una band in forma smagliante che si ricorda però le origini e propone brani power come la bellissima Mysteria, o la struggente Land of the Miracle che, devo ammettere, mi ha fatto emozionare non poco. I ricordi di un passato power si mischiano con disarmante semplicità a brani più hard and heavy di nuova generazione, come Ministry of Saints.
E’ impossibile non sorridere compiaciuti osservando il palco. Irriverente, scanzonato, eclettico Tobi dialoga con il pubblico, conscio di essere diventato (e meritatamente) una vera icona rock moderna.
Il boato del Live Club su Babylon è da brividi: centinaia di mani al cielo ed headbanging accompagnano la song. La cosa che stupisce è come per tutta la durata del concerto il livello altissimo della band non abbia accennato a calare. Sempre energici, sempre concentrati, sempre su pezzo. Se si vuole parlare di cos’è oggi uno show heavy metal sicuramente parlerei degli Edguy. Nati come anonima band power tedesca, negli anni hanno saputo costruirsi un sound, una fanbase e un nome. E non sono stati solo fortunati. Oggi hanno dimostrato che per fare il botto bisogna avere le qualità. Ottima chiusura di una giornata che ricorderemo a lungo!
FOTO
.: Edguy
.: Rhapsody of Fire
.: Grand Magus
.: Labyrinth
.: Secred Sphere
.: White Skull
.: Holy Martyr
DAY 2
Il secondo giorno del Metalitalia Festival per noi si apre con i piemontesi MORTUARY DRAPE, fautori di uno scuro black thrash di grande impatto. Aiutati da suoni all’altezza, la band nei cinquanta minuti a disposizione mette a ferro e fuoco un live Club che inizia a riempirsi. Forse il suono del basso è troppo enfatizzato nel mix generale, ma non inficia la buona prestazione del combo che inneggia a scontri epici e che rimandano a qualche girone infernale di dantesca memoria. Come sempre ottimi i costumi scenici dei musicisti, che incappucciati rendono ancora più criptica la loro prestazione. Di nicchia, ma sicuramente promossi.
Un veloce cambio palco ed eccosi alla prima vera sorpresa di questa giornata. Un plauso va allo staff del Metalitalia per aver avuto il coraggio e l’intelligenza di invitare una delle band prog che ha fatto grande la nostra musica preferita. Stiamo ovviamente parlando dei GOBLIN di Dario Simonetti, vera special guest della domenica. Il compositore romano appare tanto impacciato, quasi un pesce fuor d’acqua con il pubblico metal presente, quanto gran maestro di cerimonie appena inizia a suonare le sue tastiere. Questo è Simonetti, accompagnato per l occasione da un chitarrista ed un batterista spettacolari. Con spezzoni dei vari film di Argento e Romero che girano sui maxi schermi, ci si ritrova ad ascoltare colonne sonore che hanno fatto la storia. La Terza Madre, Suspiria, Zombie, Profondo Rosso. Uno spettacolo incredibile, con suoni enormi che escono dagli amplificatori e con un pubblico ormai numeroso che appare quasi ipnotizzato dalle cantilene spettrali della band. Un’occasione veramente gustosa quella di poter assistere a questo concerto un po’ atipico, fatto di tante parti campionate e altrettante suonate. Ma un concerto dei Goblin non è solo musica. Mischia arte visiva alla musica, ai simboli, alla ricerca dei suoni. Grandi emozioni quindi, per una performance molto buona. Lunga vita ai Goblin!
Altra cambio palco, altro cambio drastico di atmosfera. Sono infatti gli elvetici SAMAEL ad alzare il tiro di violenza sonica della giornata. La band, partita 20 anni fa con sonorità tipicamente black per poi evolversi con suoni moderni ed industrial, mette in scena uno show monolitico, asettico e potente. Tanti i brani tratti dagli ultimi lavori industrial della band, come la bellissima Reign of Light cantata (e ballata!) da tutta l’audience e con un Vorph in gran forma, come non lo si vedeva da anni. Il frontman svizzero sputa rabbia nel microfono, e con la sua chitarra tagliente spara riff asettici, freddi, letali. La batteria campionata è quanto di meglio possa accompagnare questa esperienza, quasi tribale, che è un concerto dei Samael. Intelligenti, capaci di evolversi, capaci di mutare forma. Passando dalla old school Baphomet’s Throne fino alla nuova The Ones Who Came Before i quattro musicisti dimostrano che esiste un filo conduttore in questa evoluzione.
Molto interessante anche la scelta coreografica, basata sui colori bianco e nero, che rendono il tutto ancora più meccanico, industriale.
Bella conferma quindi. Ma attenzione che ora stanno per arrivare i pezzi da novanta sul palco...
E’ infatti il turno di una delle band più amate dal pubblico italiano, e questo lo si capisce subito dal numero di presenti nella venue che cresce a dismisura. Stiamo parlando dei grandi MOONSPELL di Fernando Ribeiro! Cosa dire di nuovo di un concerto dei Moonspell? I lusitani sono maestri dell’ intrattenimento, hanno in repertorio pezzi di grande spessore emotivo e sanno usare bene le loro carte. Se qualche mese fa abbiamo visto i portoghesi proporre su questo stesso palco l’intero capolavoro Irreligious, oggi il gruppo propone brani tratti da quasi tutta la discografia.
Menzione speciale per le super hit come Everything Invaded, Opium e la bellissima Nocturna tratta da quello stupendo disco che risponde al nome di Darkness and Hope.
Ribeiro padrone del palco, padrone della musica, sciamano che guida tutto il pubblico con un solo cenno della mano. Una band sempre concentrata, sempre molto calda. Ed il pubblico risponde alla grande. Alma Mater è da apotosi, Vampirya da brividi. Non ci stancheremmo mai di vedere i Moonspell dal vivo. Ogni volta è un viaggio, ogni volta è spettacolo. Inossidabili.
Questa edizione del Metalitalia verrà ricordata però per gli headliner di oggi. Gli storici DEATH SS hanno infatti scelto questa occasione per registrare un DVD live.
Tanta attesa per questo ritorno sulle scene, con tante aspettative per questa festa dei quarant’anni della band.
Ed ecco che cala il sipario e si aprono le porte dell’inferno. Con una scenografia gore, grottesca, dalle tinte horror e blasfeme, ecco che i mostri iniziano il Sabba. Ed è proprio con Let the sabbath begin che i toscani aprono le danze. Ma qualcosa rovina subito la festa annunciata da giorni. Sebbene la band sembri in forma ed in particolare il mitico Steve Sylvester appaia decisamente su di giri, gravi problemi nella gestione dei suoni danneggia gravemente almeno metà dello show.
Le chitarre sembrano scomparire nel mix, con i suoni delle tastiere oltremodo alte. E con questi suoni si perde in parte la resa di brani spettacolari come le storiche Vampire o Horrible Eyes.
Fortunatamente il pubblico si lascia piacevolmente distrarre dalle coreografie sul palco, tra giochi di luci, croci in fiamme e belle donne che recitano le parti cantate dal Re della Notte.
Sistemati finalmente i problemi tecnici, finalmente si può godere appieno lo spettacolo. La tamarra Hi- Tech Jesus ha una resa incredibile in sede live, con il pubblico che canta a squarciagola il refrain, ed i classici Baphomet o Where Have You Gone sono accolti da boati del pubblico.
Quarant’anni e non sentirli. I Death SS sono l’heavy metal italiano, e sono stati portati come esempio di ispirazione da molti altri artisti internazionali. Patrimonio della musica heavy italiana, i nostri sanno ancora come creare un concerto horror rock, con tutti gli ingredienti mescolati nella maiera giusta. Un brivido ci percorre la schiena con le note dell’anthem Heavy Demons, e siamo contenti di vedere anche giovani fan tra il pubblico apprezzare lo show.
Veramente un peccato i problemi tecnici sopracitati che hanno veramente rovinato un po’ la festa.
Ma il sorriso ci torna immediatamente dopo l’ultima nota suonata dai mostri: infatti sul maxischermo, tra lo stupore del pubblico appare l’annuncio che pochi si aspettavano:
“ROCK AND ROLL ARMAGEDDON: COMING SOON”
Ok, quarant’anni non sono bastati a Steve Sylvester! Ora aspettiamo con impazienza questo nuovo capitolo discografico della storia dell’heavy tricolore!
FOTO
.: Death SS
.: Moonspell
.: Samael
.: Goblin
.: Mortuary Drape
.: Necromass
.: Shores of Null
Report a cura di Manuel Molteni
Siamo alla ricerca di un nuovo addetto per la sezione DEMO, gli interessati possono contattare lo staff di Holy Metal, nel frattempo la sezione demo rimane temporaneamente chiusa.