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Pestilence + Rebaellium + Distillator + Sudden Death + Hellish God - 2/10/2018 - Elyon - Rozzano (MI)

Organizzatore: Nihil prod.

I Pestilence, storica band death metal olandese, pensa bene di fare un tour tutto incentrato sui loro primi e mitici quattro album, di conseguenza con un poker di date italiane e una per il sottoscritto fattibile, come mancare? Il tutto si è svolto all’Elyion di Rozzano in provincia di Milano, con una presenza di pubblico, almeno per me, inaspettatamente alta, quasi da tutto esaurito, per quella che alla fine si è rivelata una gran bella serata con ottima musica che sta tanto cara a noi metallaracci…

Il turno di aprire tocca ai lombardiHellish God, da pochissimo sul mercato con il buon debutto “The evil emanations”, disco che sta raccogliendo buoni pareri un po’ ovunque. La proposta del quartetto, che vede alla voce Tya, da poco uscito dai più noti Antropofagus, è un death metal di stampo americano diretto e ben suonato, purtroppo in questa loro prova penalizzato in parte da suoni non troppo all’altezza, soprattutto della batteria. Per il resto i ragazzi mi sono sembrati in palla e autori di una buona prova. Da rivedere con suoni migliori.

Breve pausa ed è il momento dei laziali Sudden Death. Il loro death metal classico, come successo in altre occasioni dove ho avuto modo di vederli, pur essendo suonato da una band che sicuramente sa il fatto suo, non riesce a coinvolgermi e dopo un attimo, a prendere il sopravvento, è sempre una leggera noia, anche se devo ammettere che i ragazzi sul palco suonano bene e spaccano discretamente. Per fortuna molti presenti in sala non sembrano pensarla come il sottoscritto e hanno apprezzato l’operato dei romani.

Altro cambio di palco e si cambia anche registro con gli olandesi Distillator. In una serata dedita al death metal, ecco, per rendere il tutto leggermente più vario, del buon thrash d’annata che sembra provenire direttamente dagli ottanta. La prova del terzetto deve molto come suono ai primi Destruction, sicuramente non si può parlare di originalità o, come di band del genere, negli ultimi anni ne siano spuntate come funghi, devo però dire di avere apprezzato ed essermi divertito durante la prova degli olandesi, non ascolterei un loro disco, ma dal vivo nella loro mezz’ora si sono dimostrati capaci e coinvolgenti.

Sicuramente molto attesi i brasiliani Rebaellium, da sempre in “gara” con i loro connazionali Krisiun per chi suona più incazzato e furioso. La prova del terzetto purtroppo non si apre nei migliori dei modi, non tanto per la loro bravura, quanto per dei suoni che hanno fatto sembrare innocuo il death metal della band, ricordo che stiamo parlando dei Rebaellium, quindi un fattore sicuramente penalizzante. Fortunatamente tempo qualche canzone è la situazione è migliorata e i nostri senza farne tante hanno proseguito con la carneficina, invitando a un certo punto sul palco Tya degli Hellish God per un duetto. Una prova, quindi, convincente quella dei brasiliani, pur con dei suoni non sempre all’altezza.

E si giunge così al momento più atteso, sto logicamente parlando dei Pestilence dove, della formazione storica, resta solo il buon Mameli, visto che dopo la reunion del 2008 intorno a lui sono girati sempre un bel numero di musicisti senza riuscire però a trovare una formazione stabile. Ma facciamo una piccola parentesi, i Pestilence dei primi quattro album, il seminale e quasi più thrash “Malleus maleficarum”del 1988, il più tipicamente death “Consuming impulse” (dove ricordo che su questi dischi ha prestato la sua prova vocale il sempre mitico Martin Van Drunen) del 1989, “Testimony of the ancients” del 1991, che secondo me è il vero Inno del Mameli olandese, e lo sperimentale e poco capito all’epoca “Spheres” del 93 che ha messo fine per più di un decennio al nome Pestilence. Insomma stiamo parlando di una band entrata di diritto nel gotha della scena death metal mondiale, a mio modesto parere la punta di diamante della scena olandese, non cose da poco. Nel 2008, ecco il ritorno, con conseguente uscita nel 2009 di “Resurrection macabre”, che, però, pur essendo un buon disco non riusciva a ripetere i fasti del passato, portando a una parabola discendente, qualitativamente parlando, con i successivi “Doctrine” e “Obsideo”. Ed eccoci all’anno 2018, Mameli imperterrito non molla e a breve uscirà il nuovo “Hadeon” con l’ennesima nuova formazione, già disponibile in rete per l’ascolto, pur non raggiungendo le vette qualitative dei quattro mostri sacri iniziali è forse il disco migliore post reunion. Ma quello che interessa veramente a me e a tutti quelli che hanno presenziato alla serata è che la scaletta, come abbondantemente pubblicizzato, è stata solo ed esclusivamente incentrata sui primi quattro dischi, di conseguenza le aspettative per un concerto da ricordare sono alte. Fortunatamente Mameli e i suoi nuovi compari di avventura, per quel che mi riguarda, sono riusciti a non tradire le attese, con una prova convincente e sentita, soprattutto dallo stesso Mameli che, in più di un’occasione, mi è sembrato rimasto sinceramente colpito dall’affetto e l’entusiasmo mostrato dal pubblico.
D’altronde, quando hai frecce al tuo arco come le varie “Malleus Maleficarum / Antropomorphia”, “Parricide”, “Subordinate to the Domination”, “Commandaments”, “Dehydrated”, “Chronic Infection”, “Echoes of Death”, “The Secrecies of Horror”, “Twisted Truth”, “Land of Tears”, “Prophetic Revelations”, “Presence of the Dead”, “Mind Reflections” o la conclusiva e chiamata a gran voce “Out of the Body”, suonandole tutte alla grande (anche la voce di Mameli riesce ancora a dire la sua…) e con dei suoni all’altezza, non si può che lasciare il segno, in una serata dove si guarda indietro per ricordare un passato glorioso, ma che sia da stimolo anche per portare ancora avanti il nome Pestilence con dischi, a cui non si chiede logicamente di replicare gli antichi fasti, ma che siano all’altezza del nome che portano. “Hadeon” almeno per i primi ascolti sembra andare nella strada giusta, ma per adesso godiamoci quello che abbiamo potuto gustare in questa splendida serata di febbraio.

Report a cura di Max Garlaschelli

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