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Watain + Rotting Christ + Profanatica - 11/11/2018 - Live Music Club - Trezzo S/A (MI)

Dopo 4 anni dalla loro ultima calata italica, tornano, in quel del Live Club di Trezzo, per un’unica data, gli svedesi Watain, accompagnati in questo tour da Rotting Christ e Profanatica.
La serata è andata bene in generale, per l’occasione il locale è stato dimezzato dai tendoni per non dare l’impressione di “vuoto”, cosa che ha creato un buon effetto di compattezza davanti al palco, anche se non si può parlare di ottima ma solo di buona risposta con riguardo alle presenze per questo ritorno della band di Uppsala, per il resto suoni sempre più che buoni, ma d’altronde devo dire che il Live Club, in questo, è quasi sempre un garanzia, ma passiamo alla musica…

Ad aprire tocca al terzetto americano dei Profanatica, guidati dal batterista e cantante Paul Ledney e autori di una prova che ha esaltato diversi presenti, non particolarmente il sottoscritto, sarà che non sono mai stato un grande amante del loro death black piuttosto grezzo e primordiale, ma anche dal vivo a parte un impatto più che buono dopo un paio di canzoni tra accelerazioni e qualche rallentamento più catacombale ho provato una certa noia. Per quel che mi riguarda il concerto del trio statunitense è stato discreto e niente più.

Cambio di palco piuttosto veloce e a salire sul palco sono i greci Rotting Christ, vero e proprio pezzo da novanta della scena estrema, che molti hanno visto come fuori luogo di spalla ai ben “più recenti” Watain. I nostri si sono resi autori di quello che è stato un buon concerto per spirito e coinvolgimento, però hanno peccato per quel che concerne la scaletta, almeno a mio modesto parere, non puoi avere frecce al tuo arco come, che ne so, la mitica “Non serviam” e suonare dal vivo, con un tempo a disposizione comunque limitato, le pessime “666” (addirittura in apertura) o “Apage Satana”; molto meglio l’esecuzione delle varie “The sign of evil existence”, “The forest of n’gai” o anche le più recenti “Grandis spiritus diavolos” e “Elthe kyrie”. Non è mancata nemmeno l’esecuzione di una nuova canzone che andrà a finire sul disco di prossima pubblicazione, non mi è sembrata male, in linea con il materiale delle ultime produzione. Per chiudere quindi, un concerto impeccabile nella forma, Sakis e soci in questo sono una garanzia, ma come scaletta avrei selezionato meglio.

Si giunge, quindi, al momento degli headliner Watain, questa volta niente fiamme a “riscaldare” il palco (presumo per qualche direttiva del locale, se non sbaglio in altre date il classico tridente in fiamme non è mancato), così come non ci sono stati “intermezzi rituali” durante tutto lo show, insomma, nessun orpello questa volta da parte del quintetto svedese, ma solo sostanza e sudore.
La partenza è forte con “Storm of the antichrist” e subito i nostri si dimostrano in palla con un Eric sugli scudi, impatto che non cederà di un millimetro per tutta l’ora di concerto. Da questo punto di vista è innegabile come ci si trovi davanti ad una band dal talento e professionalità innegabili, che a furia di tour in giro per il mondo dal vivo sia tra i migliori esponenti della scena black metal odierna. La scaletta ha pescato un po’ da tutti i dischi, lasciando maggior spazio all’ultimo nato “Trident wolf eclipse” con “Nuclear alchemy”, “Furor diabolicus”, “Sacred damnation” e “Towards the sanctuary”, la mia preferita del disco; dal precedente “The wild hunt” è stata eseguita “The child must die”, la classica “Malfeitor” da “Lawless darkness”, “The golden horns of darash” da “Casus luciferi”, “Agony fires” dal debut “Rapid death’s curse” e da “Sworn to the dark” la già citata “Storm of the antichrist” e “The serpent’s chalice” che ha chiuso lo show.
Se proprio bisogna trovare una nota negativa all’ottima prova dei Watain non è tanto nella forma quanto nella durata, è vero che un’ora così tirata e senza il minimo calo di tensione è oro che cola, però una qualche canzone in più non ci sarebbe stata male; anche se spiando su internet ho visto che è stato così in tutte le date precedenti a quella nostrana.
A parte questa piccola critica, niente da dire, band in grande forma e avercene più spesso di concerti del genere. Alla prossima!

Report a cura di Massimiliano Garlaschelli

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