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Hard & Heavy Night - 12/8/2018 - Slaughter Club - Paderno Dugnano (MI)

La Punishment 18 è l’etichetta in ambito metal che negli ultimi anni ha messo sotto contratto molte delle migliori band italiane in circolazione. Per festeggiare gli ottimi risultati ottenuti, lo Slaughter Club di Paderno Dugnano è diventata la location ideale per l’ Hard & Heavy Night: sul palco si sono esibite cinque band nostrane, tutte sotto l’ala protettrice della nota casa discografica tricolore. Sebbene il cartellone presentasse una ghiotta occasione per gli amanti delle sonorità più tradizionale, purtroppo l’affluenza di pubblico è risultata molto inferiore alle aspettative: i pochi metal head presenti però hanno reso giustizia alle band che si sono avvicendate sulle assi del palco. Ecco quindi, cosa vi siete persi:

FORGED IN BLOOD

La band meneghina apre le danze di questa serata tricolore: forti di un nuovissimo album in studio, il loro primo full lenght recensito su queste pagine, i quattro musicisti calano subito le carte migliori: passione e sudore riempiono brani come For the Unborn o Renegade, mix letali di heavy classico con forti richiami ai capostipiti inglesi e quel metal americano in bilico con il thrash che furoreggiava negli States negli anni ’80. Roby Liperoti, frontman di tutto rispetto regala una buona prova vocale, e coadiuvato dai tre compagni di avventura riesce a regalare una performance decisamente buona, nonostante i suoni del locale poco incisivi e un po’ confusi. L’impressione generale è che òa vera dimensione dei Forged sia quella live: infatti alcuni brani che su disco sembravano un po’ insipidi, in sede live acquistano nuovo sapore. Peccato per il poco tempo dedicato ai Nostri. Sicuramente da rivedere in una sede e con una disponibilità di tempo più adeguata alle loro capacità. Promossi!

IBRIDOMA

Per chi scrive, questa band ha rappresentato il vero highlight dell evento. La band marchigiana, forte del bellissimo City of ruins, concept album dedicato al terremoto che ha scosso le Marche qualche tempo fa, è entrato a far parte della top ten dei miei dischi italiani preferiti di quest’anno. Ma è sul palco che gli Ibridoma esprimono tutto il loro potenziale: un live cosi energico non me lo ricordavo da tempo. Il frontman Christian Bartolacci e compagni sono una forza della natura. Splendidi brani heavy con un groove moderno come I m broken o la titletrack dell’ultima fatica in studio sono accompagnati da un esplosione fisica senza eguali: salti, un microfono che “vola” letterlmente da una parte all’altra del palco, break spacca collo. Tanto cuore. In meno di un ora di esibizione gli Ibridoma portano a casa uno show puro, pieno di passione ed emozioni. Importante il ricordo del disastro marchigiano e la dedica di u brano alle tragiche morti di cinque ragazzi in un locale sovraffollato di qualche giorno prima.
Tecnicamente ineccepibili, onesti e sinceri. Questa band merita palchi più importanti, e se vi capita l’occasione vi consigliamo vivamente di andarli a vedere. Spettacolari!

CRIMSON DAWN

Dopo i veloci ed energici Ibridoma, si cambia completamente atmosfera: salgono infatti sul palco i Crimson Dawn, dediti ad un classico doom epico. Nati come una costola dei più noti Drakkar, la band presenta brani che spaziano per tutto il decennio della loro esistenza. Ma qualcosa sembra non funzionare al meglio oggi per loro: la band appare un po’ sottotono, forse un po scoraggiata dall’esiguo pubblico. Le atmosfere ossianiche tiiche del doom sound dei nostri si perde dietro un atteggiamento un po’ troppo rilassato. E suonando un genere cosi particolare con un’attitudine poco coinvolgente, lo spettacolo riesce solo a metà. Ottima la prova del cantante Antonio Pecere in brani come The suffering, un vero e proprio inno doom, ma la sensazione generale rimane quella di uno show che non riesce ad evocare le emozioni dell’anima che dovrebbero nascere da questi brani. Peccato, perché su disco i Crimson Dawn hanno dimostrato sempre di essere una solida realtà. Rimandati ad altre occasioni, peccato

BLACK PHANTOM

La penultima band in scaletta risponde al nome di Black Phantom. E basta il primo riff della prima canzone del loro show per capire cosa succederà durante la performance. Infatti la band di Milano non nasconde il proprio amore per gli Iron Maiden. A tratti sembra di ascoltare delle b-side dei padrini inglesi durante il concerto!
Brani come Less Than Zero o la omonima Black Phantom sembrano rubate dal libro mastro di Dickinson e soci, e nulla aggiunge di nuovo la cover posta a fine esibizione di Total Eclipse. Nulla da eccepire a livello tecnico: la tenuta del palco è buona e in particolare la resa del bassista Nadrea Tito è addirittura sopra ogni aspettativa (immaginatevi un Harris vecchio stampo, ma con un’energia ancora più esplosiva), ma purtroppo non basta questo per rendere l’ora a loro deidcata un po’ noiosa. A volte è necessario avere deglia artisti di rifrimento, ma quando si diventa una copia tout court qi quest’ultima, anche il live show perde di intensità Troppo dervativi. Rimandati

VANEXA

Ed eccoci finalmente arrivati agli headliner della serata. SI tratta dei Vanexa, storica band di Savona dedita ad un sano heavy rock d’altri tempi. La band è in giro sin dal lontano 1979, e i brani presentati live spaziano tra tutte le decadi di attività.
Purtroppo però quella che doveva essere una festa, lascia un po’ di amaro in bocca: sicuramente a causa del già citato flop di presnze, i musicisti liguri appaiono sen dubbio poco motivati. Nonostante l’inserimento di Pier Gonella (Necrodeath e mille altri progetti) in pianta stabile nell’organico della band e nonostante i tentativi di coinvolgere il pubblico di Sergio Pagnacco addirittura con una “passeggiata”tra lo sparuto pubblico. Nonostante una fan abbia avuto la possibilità di raggiungere i suoi beniamini sul palco per cantare con loro. Nonostante tutto questo lo show non è mai riuscito a decollare. Brani ben suonati, anche con qualche intenso momento come nella bella “007 “ tratta dal loro ultimo disco targato 2016 e un’esperienza decennale non sono bastati a far ricordare in maniera totalmente positiva un concerto che verrà presto dimenticato. Un vero peccato, perché le aspettative sulla band di Andrea Ranfagni rano decisamente alte.

Torniamo comunque a casa felici, perhè ci siamo ricordati ncora una volta che il panorama Metal italiano ha ancora molto da dire, soprattutto attraverso nuove (o comunque poco conosciute) realtà come Ibridoma o Forged in Blood. Il ricambio generazionale è in atto forse anche in questa scena: un buon punto di partenza per poter far crescere il panorama su nuove e solide fondamenta.
Un plauso alla sempre ottima Punishment 18, etichetta che merita il sostegno di qualsasi metalhead italiano che si reputi tale

Report a cura di Manuel Molteni

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