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MTV HEADBANGERS BALL TOUR 2018: EXODUS+SODOM+DEATH ANGEL+SUICIDAL ANGELS - 12/14/2018 - Phenomenon - Fontaneto d’Agogna (NO)

Piatto ricco, mi ci ficco! E’ proprio il caso di rispolverare il vecchio adagio per introdurre al meglio il quartetto Thrash pronto ad allietare la gelida e umida serata novarese, nel sempre accogliente Phenomenon di Fontaneto.

Puntuali sulla tabella di marcia, ad aprire per i mostri sacri del genere, spetta agli ellenici Suicidal Angels, ormai non più dei newcomers, data la quindicennale e più carriera alle proprie spalle.
Il, per ora, sparuto pubblico accorso però, sembra gradire la veemenza (tutta teutonica) del fuor-piece ateniese, che attacca subito alla giugulare con ‘Capital Of War’, apripista dell’ultimo album targato 2016.
Nick Melissourgos, chitarrista/cantante degli Angeli (i primi in ordine di esibizione), sputa tutta la sua rabbia sul pubblico, chiedendo anche un mosh pit che, suo malgrado, non si avvera, non togliendo però sostanza ad uno show fatto davvero di pochi fronzoli e tante rasoiate Thrash.
Su per giù quaranta minuti di violenza on-your-face, che, se da una parte latita certo di inventiva o personalità, senza dubbio risulta perfetta per scaldare gli animi raggelati dal clima dicembrino, bravi quindi ai S.A., ma dopo l’antipasto, è giunta l’ora delle tre portate principali.
Purtroppo, ancora una volta, l’equazione –meno filippini, meno qualità- colloquialmente denominata Death Angel, colpisce ancora, anche se, dire che è stato un concerto da buttare sarebbe quanto mai scorretto, perché, data l’esaltazione del pubblico, le dichiarazioni d’amore verso i thrashers italici del singer Osegueda, hanno toccato davvero tutti.
Vi basti sapere però che nessun brano, dico nessuno, è stato tratto dai capolavori ‘Frolic Through The Park’ e ‘Act III’, giusto per accennare alla mia delusione dopo anni di latitanza ad un concerto dei Death Angel. Mark Osegueda si sbatte, meno di una volta, ma quello che balza subito all’orecchio è la sua ugola, ormai intrisa di carta vetrata e non più dotata della vibrante e caratteristica timbrica dei bei tempi che furono…

Ad ogni buon conto, dalla storica ed introduttiva ‘Evil Priest’, alla recente ‘The Moth’, i Nostri sanno ancora tenere il palco, senza strafare ma, regalandoci uno spaccato di Thrash davvero chirurgico e pieno di energia, vedi la sempre devastante ‘Kill As One’. Menzione d’onore per la perizia dell’onnipresente Rob Cavestany, sei corde dal gusto sopraffino e vera mente del gruppo.
Per concludere, come dicevo qualche riga sopra, più membri di origine filippina (legati anche da parentela) hanno abbandonato la band negli anni, meno i Death Angel esprimo quella grandiosa qualità che li ha resi, nel mio cuore, una delle Thrash band che preferisco, inclusi live shows incendiari, al confronto dei quali gli Anthrax apparivano immobili, ed è tutto dire, semplificando con amarezza, invecchiano tutti, Death Angel inclusi…

Cambio di registro, sin dal posizionamento di due Knarrenheinz in versione ‘Agent Orange’ ai bordi del palco, iniziamo a pregustare il macello di casa Sodom, rinnovati nella formazione con nuovi e vecchi innesti, su tutti spicca il ritorno dello storico chitarrista Frank Blackfire.
Intro a parte, l’intero set sarà una dimostrazione di schietta violenza in pieno stile Gelsenkirchen, dall’iconica ‘Blasphemer’, passando per ‘Sodomy And Lust’, ‘Agent Orange’ e chi più ne ha più ne metta.
Tom Angelripper, al solido timone della band, non ha bisogno di ammennicoli o tante parole di incoraggiamento, dato che i Nostri sembra siano già rodati da tempo (anche se i due quarti della band è di recente acquisizione), e i fan, che adesso riempiono il Phenomenon, se ne accorgono, scatenando un forsennato pogo che dura tanto quanto il set del poker tedesco.
Chiusura affidata alla sempreverde ‘Bombenhagel’, che serve da mazzata finale ad un impeccabile prestazione da parte dei Sodom, rinnovati nella composizione ma non nello spirito, a testa bassa, come sempre!

Purtroppo ancora orfani del prime mover Gary Holt, impegnato in ben più alti cachet col tour d’addio (?) degli Slayer, salgono on stage gli Exodus, chiamati ad apporre il sigillo finale ad una serata di Thrash inteso nel più puro senso del termine.
L’indiavolato Steve ‘Zetro’ Souza, parte alla grande con un trittico da arresto cardiaco, ‘Bonded By Blood’, ‘Exodus’ e ‘And Then There Were None’, è l’unico modo che i cinque della Bay Area conoscono per ristabilire le gerarchie in ambito Thrash, ritmiche forsennate, ritornelli anthemici e tanto, ma tanto ‘Good Friendly Violent Fun’ per tutti. Certo che avere in line up la coppia d’asce degli altrettanto devastanti Heathen aiuta e non poco, Lee Altus e Kragen Lum infatti non deludono mai anzi, si scambiano convenevoli con classe e perizia, coadiuvati da quel sottovalutato ma instancabile motore degli Exodus, che risponde al nome di Tom Hunting.
Tra pochissime concessioni al presente, ‘Body Harvest’ e la stupenda ‘Blacklist’ da uno dei comeback più convincenti del Thrash in toto, la setlist è una sorta di best of degli Exodus che fomenta il pubblico, ormai sudato ed in balia del pit più sfrenato ma, ad onor del vero, votato esclusivamente al divertimento.
Zetro, mattatore in forma vocale smagliante, declama brani storici del genere quali ‘Fabulous Disaster’, ‘A Lesson in Violence’, ‘The Toxic Waltz’, e l’uppercut da KO che ci manda tutti a nanna frastornati, la legnata ‘Strike Of The Beast’, degna chiusura di una lunga serata di Thrash senza compromessi.

In definitiva, quattro band valide, pur con esplicite differenze e condizioni, che hanno saputo via via esaltare il pubblico, proporzionalmente all’affluenza, una venue accogliente ed un sound completamente all’altezza hanno reso la data italica del MTV Headbargers Ball Tour una vera e propria chicca per gli amanti del Thrash, grandi e piccini, da rifare senz’altro, anche mischiando gli addendi!

Report a cura di Alessio Aondio

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