Martedì ventoso quello milanese, ma che certo non impedisce ai metalheads lombardi di stipare l’area
concerti (“piccola”) del sempre accogliente Alcatraz.
Andiamo con ordine, ad aprire le danze della quarta (?!) ed ultima data italica dei Symphony X tocca agli
inglesi Savage Messiah, giovani sì, ma certo non di primo pelo, dato che l’act londinese ha già ben cinque
album sulle spalle.
E’ proprio dal nuovissimo ‘Demons’ che Dave Silver e compagni pescano a piene mani per allestire uno
show convincente di fronte al crescente pubblico meneghino che, ad onor del vero, sembra (me compreso
sia chiaro!), non conoscere affatto la band d’Oltremanica ma che, senza dubbio, ha saputo tributare loro il
giusto plauso, se non altro per l’umiltà e la voglia di sbattersi, più che la miscela, invero abbastanza
scontata di Power/Thrash al passo coi tempi.
Il singer Dave Silver, udite udite, parlerà solo in italiano, imparato, suppongo, grazie alla fidanzata
‘nostrana’, creando ancor più empatia con l’audience e, sciorinando parti melodiche di sicura presa, a mio
avviso la parte nella quale i Messia d’Albione rendono al meglio.
Nove brani in scaletta per tre quarti d’ora onesti e senza fronzoli, ma, ora è tempo di salutare i Savage
Messiah e ringraziarli per aver scaldato l’Alcatraz, nonostante una temperatura tutt’altro che primaverile!
E’ l’ora dei Maestri, infatti alle 21:00 in punto, con saluti finali alle 22:35 (sia lodata in eterno la tabella
oraria dell’Alcatraz!) ecco che i Symphony X di presentano sul palco milanese con l’oscura ‘Iconoclast’,
tempo di aggiustare il sound strada facendo e, da ora in poi, barrate “X” (guarda caso!) sulla casella ‘ottimo
concerto’.
Plauso immediato al volpone Russell Allen, che sfoggia per l’occasione una t-shirt dei livornesi Eldritch, e
che, durante un live da mattatore assoluto, non lesinerà dichiarazioni d’amore al Bel Paese, naturalmente
terra d’origine degli avi, come minimo, del terzetto Romeo/Pinnella/Rullo, scusa se è poco…
‘Evolution (The Grand Design)’, riporta una ventata del sound che fu, sottolineando l’assoluta qualità di
Allen nell’eseguire brani dal flavour più melodico, accantonando per un attimo l’aggressività degli ultimi
lavori.
Tra le ovazioni dei presenti ed il gigioneggiare di un loquace Russell, si prosegue con la pesantezza di
‘Serpent’s Kiss’ e ‘Nevermore’, singolone dell’ultimo ‘Underworld’, già presentato qualche anno or sono
sulle assi del medesimo palco.
Le soste fisiologiche per il “fixing” strumentale, sono egregiamente riempite dallo showman Russell Allen il
quale, come detto, non si lascia sfuggire nessuna stupidaggine che gli passi per la testa, tranne quando
ricorda, in un momento di toccante serietà, l’incidente occorso da quasi due anni ai suoi Adrenaline Mob,
nel quale perse la vita David Zablidowsky, bassista del gruppo.
Finiti i discorsi, si torna alla Musica, con la “M” maiuscola, dato il vertiginoso livello qualitativo dei
Symphony X in toto, quindi, accantonata la malinconia di ‘Without You’, con ringraziamento ai fans incluso,
si ritorna a picchiare duro con ‘Domination’, sorretta dal magistrale drumming del sottovalutato Jason
Rullo, motore insostituibile del quintetto di Michael Romeo & Co.
La catchy ‘Run With The Devil’ è solo il preludio al Capolavoro ‘Sea Of Lies’, che manda in visibilio un
Alcatraz gremito, risultando ancora fresca, complessa ma magniloquente come 23, dicasi 23 anni fa.
Con la fiammeggiante ‘Set The World on Fire (The Lie Of Lies)’, ci avviamo verso il finale, e che finale,
dell’ennesimo show ai limiti della perfezione targato Symphony X.
Si sapeva già che i Nostri avrebbero chiuso con l’oltremodo impegnativa ‘The Odyssey’, tant’è che, il nostro
furbacchione al microfono ha tenuto a sottolineare che “…capita sempre qualcosa durante questo pezzo…”,
quasi a mettere le mani avanti, a conti fatti, senza motivo, data la perizia dei cinque dal New Jersey.
Entriamo a capofitto quindi nell’Odissea omerica con i venticinque minuti della suite in questione…
Vi giuro che riascoltandola live, mi chiedevo quanti gruppi Metal sarebbero in grado di scrivere una canzone
di tale portata, senza farla risultare stucchevole, soprattutto in sede live, credo che la risposta sia: molto
pochi!
Prima della chiusura, le presentazioni di rito, con menzione d’onore per “The Maestro”, aka Michael
Romeo, mastermind della band e semplicemente uno dei migliori chitarristi in ambito Metal, sapendo
coniugare tecnica (mai fine a se stessa) e gusto in maniera divina.
Per chiudere, forse e dico forse, i miei occhi, abituati a tanto underground, quando ancora riescono a
posarsi su un gruppo di professionisti, si stupiscono di un insieme di cose, ahimè talvolta assenti nei “gruppi
del cuore” oppure, semplicemente, i Symphony X, come già dimostrato, sono superiori, punto e basta.
Piccola postilla, certo, si potrebbe sindacare su una setlist assolutamente non incentrata sui classici, due
estratti dai primi cinque full length sono pochini ma, alla fin della fiera, il quintetto statunitense ha portato
ancora a casa la raffinata pagnotta.
Report a cura di Paolo Manzi
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