Ultimo grande appuntamento nel nord Italia con l'heavy metal si ha con l'Evolution Festival, ultimo arrivato nella famiglia delle manifestazioni estive, ma che
già fa parlare tanto di sé. Alla fine si conteranno circa 7.000 metallari concentrati in una sola giornata. Complici sicuramente il bill di tutto rispetto, la location,
sita in una famosa località turistica (Toscolano Maderno), e il lago di Garda a pochi metri dall'area concerti ove gli accaldati metallari andranno a rinfrescarsi
potendo muoversi liberamente nel contesto del festival grazie ai braccialetti.
Anche la varietà dei gruppi è stata un fattore determinante per la buona riuscita della manifestazione. Così come i prezzi di bevande e panini del tutto
inferiori alla media.
Se questo è il biglietto da visita non resta che aspettare cosa l'Evolution ed il suo professionale staff ha da riservarci per gli anni a venire. Nel frattempo ecco
come si è svolta la giornata.
(Paolo Manzi)
Panic Dhh(Dario Quadri)
Primissimo gruppo a solcare il palco dell'Evolution e se non sapessi che dopo di loro ci sono i
Dark Tranquillity sarei partito a vedere il festival in modo negativo.
Gruppo orribile ed inutile con tre membri di cui l'unico degno di nota è il batterista per qualche passaggio interessante, ma il genere è decisamente
pessimo... un mix tra metal duro, elettronica ed industrial.
C'è chi giustifica il poco apprezzamento ricevuto da questo trio inglese con scarsa fama che questi hanno al di fuori del loro paese, ma se questa poteva
essere un'occasione per farsi conoscere l'hanno sfruttata proprio male.
Una delle canzoni è stata addirittura interrotta perché il cantante non se la ricordava più...
fortunatamente è durato tutto molto poco.
Dark Tranquillity (Dario Quadri)
E' presto, l'esibizione del combo è stata anticipata perché gli stessi la sera prenderanno parte ad un'altro festival in Finlandia, e nonostante tutto la gente si
accalca in attesa dei Dark Tranquillity sotto il sole cocente
pronti a fregarsene tutti della scottante temperatura per vedere il gruppo svedese.
Ecco partire un'intro che vede poi arrivare i membri della band che partono suonando "The Treason Wall" ed il pubblico inizia a fare "bordello"!
Ed i D.T. non lo vogliono deludere offrendo un repertorio da pogo molto accattivante fatto essenzialmente di pezzi presi dall'ultimo album "Character", per
l'esattezza (Lost to Apathy, The new biut,Through Smudged Lenses, The Endless Feed e My Negation) album che è di per sé molto potente.
Ma il repertorio vede anche pezzi presi da "Damage Done" ovvero "Monochromatic Stains",
una bellissima "White Noise / Black Silence" , "Final Resistance" e la già citata "The Treason Wall",
ed anche i pezzi presi dagli album più introspettivi e melodici come "Haven" e "Projector" sono
brani non eccessivamente melodici, da "Haven" abbiamo l'ononima canzone e "The Wonders At Your Feet", mentre da "Projector" c'è un immancabile "There
in" seguita poi da un'inattesa
"The Sun Fired Blanks" tra le canzoni più violente dell'album.
Altri due pezzi da "The mind's I" e "The gallery" che sono "Scythe","Rage And Roses" e poi una personalmente apprezzatissima "Lethe", e "Punish my
Heaven".
Insomma i Dark Tranquillity vogliono farsi sentire e ci riescono benissimo anche a scapito di tralasciare qualche assolo o di farlo sentire molto poco, ma
sinceramente credo che non sia importato a nessuno, hanno soddisfatto tutti...
tranne quei poveri che non sono riusciti ad arrivare in tempo al concerto.
The Vision Bleak (Chiodaroli Fulvio)
Il sole picchia forte sul campo sportivo quando fa il suo ingresso sul palco
la crew della deathship “Elizabeth Dane” (sbarcata a Toscolano Maderno piuttosto che ad Antonio Bay):
i The Vision Bleak.
I Bleak, sono una gothic metal band (anche se la loro bio dice: supreme horror death rock)
teutonica formata nel 2000 da Ulf Schwadorf membro dei disciolti Empyrium e da Tobias Schönemann
dalla death metal band Asgaia.
Hanno all’attivo: Songs Of Good Taste(demo), The Vision Bleak (single), The Deathship Has a New Captain (album del
2004) e Carpathia - A Dramatic Poem, nuova release.
Le note della strumentale "The Drama of the Wicked" (apripista del nuovo album che uscirà a fine agosto)
introduce il duo che, accompagnato dagli altri 3 membri si presentano sul palco all dressed in black con un bel face painting bianco, ad emulo degli orrori
ancestrali che incarnano.
Si parte con la title track del nuovo album “Carpathia” brano dominato da un certo (scusate l’assonanza) mood doom e con il quale iniziano a far scuotere
qualche capoccione lungocrino (anche se sotto il palco non c’era molta gente).
Queste sono gli unici due estratti dal nuovo cd.
Si passa poi ad un brano che non avrei mai pensato potessero fare dal vivo: "Elizabeth Dane", che altri non è che il tema del film horror “The Fog” del
grande John Carpenter. Rilettura molto suggestiva e che anche live non sfigura.
Si cambia registro e i Vision sfoderano "The Grand Devilry" e "The Deathship Symphony",
canzoni più veloci (che fanno decisamente più presa su un pubblico da festival) per poi concludere con la bella The Lone Night Rider.
Buona prova sul palco, anche se sarebbe stato meglio vederli col favore delle tenebre e soprattutto in un luogo ben diverso da un’arena di tali proporzioni,
come un goth club o un locale dove i nostri possano trasmettere meglio il loro horror metal sound.
Vision Divine (Marco "Mac" Brambilla)
Nei tre quarti d'ora circa concessi loro i "nostri" Vision Divine, capitanati da Olaf Thorsen, snocciolano una scaletta che prende per la quasitotalità dall' ultimo
album , "Stream Of Consciousness" datato 2004.
L' apertura del concerto è affidata all' intro dell' album sopracitato, "Stream of Unconsciousness", per poi passare subito di seguito alle bellissime "The Secret
of Life" e "Colours of My World".
Da qui passiamo ad una più lenta delle precedenti "Fallen Feather" seguita a ruota da quello che secondo me è uno dei piu riusciti episodi dell' album "La Vita
Fugge"; un' attimo di fiato per Michele Luppi e via con "Version of the Same" e "Through the Eyes of God".
Ebbene ci apprestiamo alla conclusione con l' altro ottimo episodio "Out of the Maze" e la conclusiva "Send Me an Angel", title track dell' album precedente
datato 2002.
Bene, tirando le somme è stato un bel concerto, anche se all' inizio si è avuto qualche problema di audio, con un Michele Luppi in buona forma e con una
voce sempre bellissima che non mi fa rimpiangere Fabio Lione, Olaf Thorsen fa il suo buon lavoro con la chitarra, Oleg Smirnoff tra le tastiere anche, buona
prova anche per Andrea "Tower" Torricini al basso e per Federico Puleri seconda chitarra in sede Live, dietro le pelli e i piatti non mi è sembrato di vedere
Matteo Amoroso, comunque sia ok anche per il batterista, anche se in certi passaggi forse non mi ha convinto del tutto.
Il mio voto direi che è un bel 7 per l' esibizione dei Vision Divine.
Dark Lunacy (Dario Quadri)
Non è la prima volta che mi trovo di fronte il quartetto Parmigiano sonante Death metal drammatico e melodico conosciuto con il nome di Dark Lunacy, ma al
contrario dell'altra volta questa volta me li sono goduti bene e devo dire che mi hanno entusiasmato parecchio.
Il gruppo se la cava bene, ed i loro brani coinvolgono tutto il pubblico con il loro mix tra parti sinfoniche
e sound aggressivi e qui forse troviamo l'unica pecca dei Dark Lunacy dal vivo, ovvero il dover utilizzare parti campionate per le loro esecuzioni, ma
diciamocelo, spesso questo non interessa troppo ad un festival!
Si sentono brani come "Lunacircus", "The Dirge" e "Lacryma", tratti dall'album "Forget me not", ma il quartetto vuole stupire ed azzarda anche un pezzo
nuovo (di cui non ricordo il titolo, scusate) che il pubblico apprezza lo stesso con molto entusiasmo.
Infine, proprio mentre fingono di andarsene ecco partire gli archi sulle note di un immancabile "Dolls" che riempie di gioia il cuore dei fans! e poi è davvero la
fine della loro esibizione, che lascia dietro di se gran soddisfazione.
Orphaned Land (Paolo Manzi)
Attendevo da tempo di vedere dal vivo questa singolare formazione, singolare sia per il tipo di sound, sia per la provenienza della stessa. Non si sente
certamente parlare spesso di band metal israeliane.
La proposta degli OL è quanto di più personale si possa sentire, un death metal farcito di passaggi prog e ricco di strumenti tipici medio orientali che danno
quel tocco di magico e, come già dicevo, di personale.
La scaletta viene incentrata, come comprensibile, sui nuovi brani tratti dall'ultimo "Mabool",
ottima prestazione con "Ocean Land" e "The Kiss of Babylon" così come con la title track. Buon riscontro da parte del pubblico anche sulle note della parte
conclusiva di “The Path Ahead, A Neverending Way”.
Ottima la prestazione vocale di Kobi Farhi anche se con ancora un pò di pratica può ulteriormente
migliorare.
Resta il tempo per una cover alquanto anomala visto il tema della giornata, e così sulle note di “Nel Blu Dipinto Di Blu” di Domenico Modugno, cantata tra
l'altro in un italiano più che perfetto, si chiude una delle prove migliori di tutta la giornata.
Lordi (Paolo Manzi)
E viene ora il turno di una vecchia conoscenza, i finlandesi Lordi, che ho già avuto l'onore di vedere ai tempi dell'album d'esordio "Get Heavy" nel corso del
Wacken Open Air 2003 e successivamente giusto tre mesi fà al Transilvania Live di Milano. Devo ammettere che all'inizio temevo per la buona riuscita di
questo show visto le elevata temperatura che sotto i pesanti costumi di lattice avrà raggiunto picchi infernali. Tuttavia i mostricciattoli più singolari della
giornata riescono a farsi beffa del caldo torrido dando il meglio di sé sin dalle prime note con "Get Heavy".
Il loro hard rock ispirato per lo più a Kiss ed
Alice Cooper, con l'aggiunta di divertenti siparietti catturano l'attenzione dei fans sin dalle prime note. Memorabile la gag, già proposta in quel di Milano, dove
il bassista distrugge una chitarra sulla schiena di un "essere" che pare la versione black di babbo natale, prima di dare inizio all'ottima "The Children Of The
Night".
Mentre durante "Biomechanic Man" il singer Lordi se ne esce vestito nella versione splatter di terminator, con tanto di sega rotante spruzza
acqua (a Milano era sangue finto).
Il clima allegro che si viene a creare è veramente eccezionale e cattura sempre di più il pubblico che gradisce senza dubbio "Monster Monster", "Devil is A
Loser" e la chiusura ormai consueta con "Would you Love a Monsterman" dove Lordi sfoggia delle imponenti ali da pipistrello.
I finnici sono promossi a
pieni voti sia per la musica sia per lo spettacolo offerto, senza dubbio il più singolare della giornata.
Entombed (Paolo Manzi)
Si abbandona il rock 'n roll per tornare a sonorità decisamente più estreme con gli Entombed, capisaldi della scena death metal svedese. Non avevo mai
avuto l'onore di assistere ad una loro performance, ed anche se non vengo stupito, resto ugualmente soddisfatto. Il singer Lars Goran Petrov sale sul palco
pieno di birra con un'aria mista a frastornamento e divertimento. Nonostante questo quando viene il momento di fare sul serio non si tira certo indietro ed
adempie al suo dovere, scatenando il delirio tra le prime file. I più folli si lanciano in un body surf sfrenato dando qualche noia agli uomini della security, se
non fosse andata così sarebbe certamente mancato qualcosa. Partono già carichissimi con "Chief Rebel Angel" ripescata da "Morning Star". Passando anche
per qualcosa di più datato come "Demon" e "Out of Hand" dal mitico "Wolverine Blues". Si chiude invece l'ottima prova con il primo brano del primo album,
ormai datato 1990: la title track "Left Hand Path".
La prova più che riuscita lascia un pubblico già caldo e pronto ad accogliere il successivo Sebastian Bach.
Sebastian Bach (Dario Quadri)
C'è bisogno di specificare chi sia costui e che cosa ha fatto?
Beh, assolutamente no, l'ex Skid Row è tornato ed in gran forma, con tanta voglia di cantare di divertirsi e divertire, ed all'Evolution ha decisamente divertito
ed appassionato chiunque!
La sua prestazione vocale è ottima ed il gruppo con cui si propone è di tutto rispetto! Steve di Giorgio al basso, Bobby Jarzombak (Halford, Iced Earth, Riot)
alla batteria, e (metal) Mike Chlasciak (Halford, Testament) alla chitarra.
Per quanto riguarda la scaletta proposta non potevano certo mancare i classici degli Skid Row,
si parte da "Slave to the Grind" seguita da "Big Guns" , e poi "Frozen" e pezzi storici come "18 And Life" e "Monkey Business", seguiti anche da un pezzo
nuovo, il tutto condito da un Sebastian Bach che tenta a tutti i costi di dire frasi in italiano come "questa è la prima volta che suoniamo questo pezzo" ed i
vari "fuck" quando si ingarbugliava nel parlare!
Inoltre seguono "Rock 'n roll", "Blade" e ancora classici come "wasted Time" e "i remember you", insomma
i fans non sono affatto stati delusi, si è rockeggiato alla grande!
Nightwish(Chiodaroli Fulvio)
Salgono sul palco con abbondante ritardo e per essere gli headliner suonano per soli 45 minuti.
Fatta sta premessa (non certo positivissima), devo dire che si è trattato di uno show decisamente buono,
tranne magari per delle imperfezioni nella voce di Tarja (ma chi non sbaglia o stona cantando dal vivo?
Forse solo il rimpianto Freddy Mercury).
Il live set delle canzoni è stato discretamente vario,
anche se chiaramente hanno attinto a piene mani sia dal nuovo album sia dal loro capolavoro Wishmaster.
Molto particolare la cover dei Pink Floid “high hopes” ad opera del chitarrista Marco (che si è prodigato on stage in alcune performance legate alla sua
bevanda preferita).
La band ha coinvolto sufficientemente il pubblico e dando prova di essere ormai a proprio agio sul palco
riuscendo a plasmare bene la folla sottostante…o per meglio dire adorante visto certi siparietti osceni di gente che alla fine del concerto si litigava alcuni
asciugamani del gruppo intrisi solo di sudore e null’altro(ribrezzo e raccapriccio).
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Report a cura di -
Siamo alla ricerca di un nuovo addetto per la sezione DEMO, gli interessati possono contattare lo staff di Holy Metal, nel frattempo la sezione demo rimane temporaneamente chiusa.