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SoRock day 2005 - 7/29/2005 - Campo Sportivo - Berbenno di Valtellina (SO)

L'anno scorso avevo assistito ad un ottimo festival, certo suonavano solo quattro band ma questo non aveva avuto alcun peso sul riusltato finale, la gente era arrivata ed alla fine era uscita una piacevole serata, per molti un miracolo visto che in Valtellina non si verificano spesso eventi simili e non si sa quindi nemmeno come reagirà la popolazione.
Avendo comunque riscosso un buon successo l'evento si è ripetuto anche quest'anno nella sua seconda edizione in una veste un pò più ambiziosa, il tendone dello scorso anno (utile in caso di pioggia che x fortuna non c'è stata) è passato da 1000 a 2000 mq, consentendo di poter montare un secondo stage coperto. E' stato raddoppiato il numero delle band che potendo usufruire del doppio palco hanno potuto suonare una di seguito all'altra per tutta la serata. La presenza di stand di vario tipo ha costituito un'attrattiva in più così come la possibilità di poter consumare in loco la cucina tipica valtellinese.
In generale si può parlare di un'ottima organizzazione, il festival si è svolto senza intoppi e la qualità dei suoni si è sempre attestata su alti livelli, alcuni organizzatori di ben altro calibro dovrebbero prendere esempio.
(Paolo Manzi)

Signs of Pain
Ad aprire il concerto poco dopo le otto e mezza (per la modifica dovuta alla cancellazione degli Addiction Crew) ci pensano i Signs of Pain, band sondriese al suo primo vero festival di una certa importanza, che salgono sull’East Stage.
Anche se il pubblico non è ancora molto, il quintetto ce la mette tutta per intrattenerlo a dovere nei venti minuti a disposizione, per un totale di tre canzoni, chiaramente ispirate dalla scena thrash degli anni ottanta, Metallica in primis. Il gruppo si esibisce comunque in una buona prestazione, in particolare del chitarrista Marco e del drummer Matteo, ben supportati da Lino al basso e dall’altro chitarrista Max, il tutto a fare da sfondo ad un cantante che riesce a tenere bene il palco nonostante la poca esperienza della band, riscaldando così la folla che va via via ad aumentare.
(Marco Manzi)

Crenshaw
Il tempo di una breve pausa e sempre sullo stesso palco tocca ai Crenshaw, altra band valtellinese ma genere completamente diverso, si tratta infatti di crossover con influenze hardcore, ispirato a gruppi quali Deftones.
La band ha già una discreta esperienza dal vivo, prima nel lecchese, per arrivare poi a gruppi come Estrema e Shandon, e aprono il loro show con la sigla del vecchio telefilm “Supercar”, proseguendo poi con brani tratti dal mini omonimo appena uscito, come “Look at the Brainsick” o “Fly Up”, con un buon interesse da parte del pubblico, da segnalare la prova del singer Chino.
Nel Frattempo si sta allestendo il South Stage per gli Old Hate, e dopo circa una mezz’ora lo show dei Crenshaw si conclude per lasciare il posto alla band altoatesina.
(Marco Manzi)

Old Hate
Il primo gruppo a calcare le assi del South Stage sono gli Old Hate, gruppo di puro hardcore vecchia scuola. Infatti il gruppo ci assalta con 45 min circa di hard core "a manetta", con la veloce batteria a dettar legge. Il singer Schedla tiene bene il palco anche se mi è sembrato svociato, incapace di urlare come richiesto a un singer hardcore. Il resto del gruppo svolge in maniera quasi impeccabile il proprio lavoro anche se i brani proposti alla lunga annoiano perchè monotoni. Comunque la band si dimostra buona in sede live, forte di una grande esperienza anche su palchi esteri.
(Simone Bonetti)

Kenos
Rapido cambio di stage ed ecco salire sul palco una band che personalmente attendevo molto: i milanesi Kenos.
Vedendo la quantità di gente presente sotto il palco durante la loro esibizione deduco che il death metal in Valtellina ha molti estimatori. Infatti, come era già successo lo scorso anno coi Node, i fan valtellinesi accolgono alla grande questo gruppo, fresco autore dell'album "Intersection". Il genere proposto è un death metal tecnico con alcune parti più melodiche. Prestazione tecnica veramente ottima così come la tenuta di palco, grazie a un ottimo frontman quale il singer Alex. I brani proposti vengono tratti per lo più dal loro cd Intersection anche se la band offre ai valtellinesi nuovi brani che andrà a comporre la tracklist del loro prossimo album.
Tra brani più diretti e altri più intricati i 45 minuti a loro dispozione praticamente volano. La chiusura è affidata a una versione tutta loro di Be Quick or Be Dead.
Un gruppo sicuramente valido!
(Simone Bonetti)

Thunderstorm
Siamo ormai a metà serata quando sul South Stage salgono i doomster Thunderstorm che rallentano il ritmo dopo la sfuriata death dei Kenos con i loro pezzi cadenzati, degni eredi di Black Sabbath (il cantante assomiglia pure un pò a Ozzy) e Candlemass.
Il trio appare in ottima forma e già sulle note di "Templars of Doom" si scatena il delirio tra le prime file, tanto che a fine concerto rimarrano per terra i solchi lasciati dallo sfregare delle transenne mosse dagli esagitati metal Kids.
Fabio Bellan offre una buona prova vocale e raccoglie un sacco di riscontri positivi, in modo particolare su "In a Gadda da Vida". Mi ha stupito il vedere che molti ragazzi del pubblico conoscevano a memoria i testi e che accompagnavano il combo durante la loro esibizione. Ottima prova anche in chiusura con "Star Secret", indubbiamente la mia palma d'oro della serata la do con piacere al trio che dopo un'ottima prova sul palco di Tradate si riconferma al top nel settore Doom!


-Templars of Doom
-Hidden face
-Black light
-In a gadda da vida
-Forbidden gates
-Narrow is the road
-Star secret

(Paolo Manzi)

GF93
Dopo i Thunderstorm tocca ai GF93 preparare la folla agli attesi headliner, che si esibiranno subito dopo. Si ritorna dunque all’East Stage per osservare una band al suo quarto album, che si è fatta un nome all’interno della scena crossover/nu-metal italiana ed europea.
Il gruppo per quasi un’ora suona così brani tratti sia dal nuovo disco “OSR” (Own Style Research) che dai precedenti, senza trascurare il debutto “Beaten”. Il loro è uno stile abbastanza personale e lo spettacolo offerto viene seguito con un certo interesse da parte degli spettatori, tuttavia la loro esibizione, almeno per il sottoscritto, passa piuttosto in secondo piano dopo l’ottima prova della band precedente e in vista dei più quotati Labyrinth.
(Marco Manzi)


Labyrinth
Il compito di chiudere questo festival è affidato ai Labyrinth, ormai grupo storico italiano.
La band forte di un gran album quale Freeman sale sul palco indossando le camicie di forza, come nelle foto promozionali del loro ultimo album. Apertura affidata alla dirompente L.Y.A.F.H seguita da un best-of degli album post-Thorsen che vede tra le altre Livin' in a Maze e la bellissima Dive in Open Waters. La band si dimostra in forma e altamente professionale ma, grazie alle capacità di Roberto Tiranti, capace di non risultare distaccata. Tiranti si dimostrerà lungo tutta la durata dell'esibizione un frontman ma soprattutto un cantante veramente incredibile, capace di riprodurre perfettamente le intricate linee vocali dei brani e riuscendo alle volte a proporne delle ottime variazioni. Oltre a questo incita il pubblico che risponde veramente alla grande, cantando ritornelli e applaudendo tra un brano e l'altro. Breve tuffo nel passato con l'inno Lady lost in Time (cantata veramente a squarciagola da tutti i presenti con gran piacere della band) per poi tornare subito al presente con Freeman, M3 e la thrashy Just Soldier (Stay Down). Alla fine di Infidelis ecco che salta la corrente (però in maniera precisa proprio alla fine del brano), corrente subito ripristinata per permettere alla band di continuare e concludere il proprio show nel migliore dei modi, con la più sentimentale Malcom Grey, la vecchia Piece of Time e la conclusiva hit Moonlight Child.
Sicuramente un grandissimo concerto da parte di una delle più grandi formazioni italiane nella cui prima apparizione in Valtellina si dimostra ottima!

- LYAFH
- Deserter
- Livin' in a Maze
- State of Grace
- Dive in Open Waters
- Lady Lost in Time
- Freeman
- M3
- Just Soldier (Stay Down)
- Infidelis
- Malcom Grey
- Slave to the Night
- Piece of Time
- Moonlight Child

(Simone Bonetti)

Foto: SoRock 2005

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