Capitiamo giusto per caso a Goteborg in concomitanza con una settimana davvero speciale, all’insegna della musica, così la prima sera, passeggiando per la città ci imbattiamo in un concerto gratuito dei Rockers Nazareth. Il giorno successivo veniamo a sapere che sarà la volta del “Monday in Metal”, mini festival anch’esso gratuito che tra l’altro vedrà esibirsi formazioni di fama internazionale come Cult of Luna, Pain e, in veste di headliner, i Candlemass.
Cogliamo al volo l’occasione e così il lunedì sera ci rechiamo su di un isola in mezzo al canale di Goteborg per assistere all’evento.
Pain (Lorenzo Canella)
Parliamo ora di un gruppo un po’ atipico, i Pain, ennesima creatura di Peter Taetgren, già leader degli Hypocrisy e dei Bloodbath. In questo caso Mr. Taetgren volge la sua attenzione ad altre sonorità tendenti più al… pop\disco.
Eh si, può sembrare strano, magari schifoso o magari… interessante. Fatto sta che andando a zonzo per Goteborg ci siamo imbattuti anche in loro e mi pare giusto dedicar loro l’attenzione che meritano. Il concerto vede un’affluenza più che discreta, anche per il fatto che si tratta di un’evento abbastanza conosciuto e soprattutto gratuito, tra il pubblico il numero di evidenti metallari è comprensibilmente elevato, ma ad essi si trovano miscelati personaggi anche totalmente diversi, complice anche il fatto che a poca distanza si svolgeva pure una manifestazione più tecno o simili.
Lo show del gruppo (o per meglio dire della one-man-band Taetgren supportato da altri musicisti), vede una cosa fin dall’inizio positiva, bassista e chitarrista sono piacevolmente di sesso femminile. Il singer, nonché chitarrista si muove decisamente bene sul palco, anche se le parti di chitarra lasciano trasparire un suo maggiore interesse per il “feeling” che per la tecnica. Fenomenali i suoi screaming apparentemente fuori luogo che di quando in quando dilaceravano cielo ed anime dei presenti. Una lucidata di scarpe e tanto di cappello ad una bassista dalle buone capacità tecniche e di una presenza scenica quasi più energica di quella del frontman. La chitarrista anch’essa onesta sul piano tecnico era un po’ più ritenuta su quello scenico, ma assolutamente ambientata. In fine il batterista, piuttosto neutro. Gli unici pezzi del cui titolo sono sicuro sono un’ottima “Shut Your Mouth”, “Dancing With The Dead” e “Same Old Song”.
Concerto particolare, ma piacevole.
Cult of Luna (Paolo Manzi)
Mentre il palco principale viene allestito per lo show conclusivo, sull’adiacente stage, dalle dimensioni più minute, si esibiscono i Cult of Luna; band che non desta particolare interesse nel sottoscritto così come nella maggior parte del pubblico che approfitta di questa “pausa forzata” per mangiare qualcosa.
Mentre l’act svedese si cimenta in una prova fiacca e monotona, un po’ come il sound lento e malinconico proposto, che non ha nulla in comune con le altre band della manifestazione se non la nazionalità.
Le star della serata sono decisamente altre ed alla fine di questo piatto show, il cui unico pregio va ricercato nei suoni di buona qualità, un’enorme massa umana si riversa sulle transenne del palco principale.
Candlemass (Paolo Manzi)
E finalmente ecco venir fuori Messiah Marcolin, uomo dalla massa e dalla chioma inconfondibili, che tiene il palco in maniera egregia dettando legge per tutta l’ora a sua disposizione. Il tempo potrà sembrare poco, e magari lo è, ma per un concerto gratuito ci possiamo accontentare e comunque, forse anche per il tempo ridotto, la band da il massimo.
Si apre con “Black dwarf”, “Well of souls” e “Dark are the veils of death” e subito la folla si infiamma, sempre tenendo presente il contesto in cui ci troviamo ed il pubblico svedese non esterna facilmente come siamo abituati qui in Italia.
Si continua poi con “Copernicus”, “Born in a tank”, “Under the oak”, “Gallows end” and “Seven silver keys”. Ottima la prova dei due chitarristi Mats Bjorkman e Lasse Johanssonche paiono molto divertiti quando il singer italo/svedese si cimenta in una sorta di danza grottesca agitando gambe e braccia stile troll.
La serata pare si concluda sulle note di “Sorcerers pledge”, ma i continui richiami del pubblico fanno si che la band ci diletti con un ulteriore brano che non sono del tutto sicuro fosse stato inserito in scaletta sin dall’inizio. E così i Candlemass ci salutano con “Mirror Mirror". Chiudendo alla grande una magnifica serata di mezza estate sotto uno splendido cielo scandinavo.
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Report a cura di Paolo Manzi e Lorenzo Canella
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